13 ago 2015

Papa Francesco, il pontefice gesuita, che non perde il vizio

I gesuiti sono noti per la loro natura ambigua nel mondo culturale, ovvero l’abilità nell'uso delle parole in modo scorretto, ovvero cambiare significato ai termini per falsare la verità, tecnica usata dai sofisti greci, poi da mille politicanti e dittatori nel passato, o anche oggi, dagli avvocatini o dai principi del foro, che difendono i mafiosi, dagli imbonitori televisivi, dai giornalisti, dai politici di moda.
La parola in questione è profugo, da non confondere con il termine immigrato: il primo è uno che fugge dalla guerra, il secondo è uno che cerca delle condizioni di lavoro migliore.
Entrambi hanno dei diritti, ma differenti, i primi hanno il diritto del soccorso e del rientro nella loro terra, i secondi di un posto di lavoro a casa loro.
Invece i “profughi” che cercano lavoro nella ricca Gran Bretagna, dove si paga meglio la manodopera, per il cambio monetario favorevole, sono solo dei migranti in cerca di migliori condizioni lavorative e nulla più, sono un’altra cosa, sono profughi come i turisti della domenica.
I profughi sono in genere donne e bambini, vecchi e ammalati, poi arrivano gli uomini, per ultimi, perché hanno cercato di difendere la loro casa, i loro campi: non si sono mai visti profughi maschi, adatti ai lavori pesanti, lasciare a casa donne e bambini.
O sono dei vigliacchi o non sono profughi.
Sommo Pontefice, la verità ti libera, ricordalo ogni tanto.